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Verba 12 (No)

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Rovine decadenti di una città transiente; squallore delicato di un tempo rovinato; regime piovoso, plumbeo e nimboso. Grani di sale e polvere di neve. Briciole di calce e stralci di legno. Gramigna mal tagliata e sassi sbriciolati. Danzano tremebondi i fiocchi nell’etere, cadono tumefatti i corpi al suolo, spasma grottescamente la pelle sul cuore. Circoli di odio e circoli di gioia, memorie che arrivano e memorie che vanno. Comete nere riscrivono le menti, rabbie primordiali riaprono le carni. Il laccio stringe la ferita, aspetta che la garza la avvolga, un giorno si riaprirà. Il riparare vuol più tempo che il distruggere. La garza verrà distrutta. La verità si riaprirà. Una combinazione di sei suoni rappresentati da caratteri disposti in sequenza può distruggere un immortale?
Sì, può.
E’ una parola.
Un trauma ormai superato, fatto riemergere con la violenza di una parola, in un momento di ira ed instabilità. Un doloroso attacco allo spirito, più doloroso del fuoco sulla pelle. Con orrenda premeditazione l’assassino aveva atteso il momento giusto per colpire nell’emotività facendo sì che il leone si mangiasse da solo, divorato dal demone interiore contro cui così tanto a lungo aveva lottato. E ciò che in anni era stato riparato, in secondi è distrutto. Nessuno spirito, ormai, alberga più nel corpo vuoto del leone, vivo ma esanime, immortale ma immobile.
Vuota la vittima, vuoto il carnefice. Il barlume nero occupa ancora i suoi occhi. Il nulla occupa ancora la sua mente. Distrutto il taccuino, null’altro doveva più rimanere di ciò che glielo ricordava. Nessuna traccia di ciò che era diventato dopo la guerra doveva rimanere. L’assassino doveva tornare ciò che era durante la notte, dimenticando l’aurora. Durante la notte l’assassino era un assassino. Durante il giorno, dopo l’aurora, l’assassino era stato amante ed amico. Non è più amante e non è più amico ormai, il giorno è finito e con una nuova notte si va avanti. La vita prosegue, alternandosi tra giorno e notte. Ha potuto andare avanti con le proprie forze, ma soltanto così, con una nuova notte.
Stasi e vuotezza, dunque. Morte e silenzio, dunque. L’immortale nel corpo ferito allo spirito dall’immortale nello spirito ferito al corpo. Si osservano senza scopo alcuno; il vincitore guarda lo sconfitto allontanandosi dalla purezza che ha sempre cercato e aspetta che il proprio corpo marcisca sempre di più. Lo sconfitto dal corpo purissimo non sa più cosa vuole, non vuole più niente mentre guarda dal basso il vincitore aspettando un conforto che non arriverà mai.
Stasi e vuotezza, quindi. Ma il barlume svanisce. Ecco che il barlume nero se ne va. Ecco che aver superato il passato porta nuova luce assieme al sacrificio. Ecco che Kadas Luthfelt finalmente smette di osservare Marcus ed inizia a sentirlo. Nella stasi, nella vuotezza, nella morte e nel silenzio sopravvive solo l’empatia. L’empatia fa svegliare Kadas e il risveglio di Kadas fornisce lo sperato conforto a Marcus. Marcus allora può di nuovo parlare e Kadas può di nuovo ritrovare la sua purezza.

- Così vado avanti.

Pronuncia Kadas. Le tre parole non vengono sovrastate dal rumore del vento. Si odono bene, anche tra le macerie, anche tra i fiocchi di neve. Senza timore allora Kadas parla ancora:

- Così andai avanti.

Un tempo finisce. Un tempo inizia. Un sacrificio sancisce la fine di un tempo e l’inizio di un altro. Karula allora, Marcus adesso. Fratello e sorella parte di un unico destino: il destino di Kadas. Parla, Marcus, perché ha trovato parole che ha senso dire:

- Ritrovando la calma, sono in ultimo felice che tu stia andando avanti, Kadas. Le mie iridi diventano sempre più chiare poiché sempre più vana è la mia vita. Prima che il mio spirito si esali, tuttavia, voglio correggerti un’ultima volta. Lascia che ti dica le ultime parole che hanno senso per me. Sei andato avanti, Kadas, io ero l’ultimo legame col tuo passato e l’hai estirpato. Ti imploro, tuttavia, non far sì che la notte cali di nuovo su di te. Non tornare ad essere l’assassino che eri prima di conoscere Karula. Ritrova invece la tua purezza. Hai promesso a Karula che avresti migliorato il tuo spirito. Hai promesso ad Aurora che avresti migliorato il tuo corpo. Non violare le tue parole d’onore.

Le lacrime di Kadas, perle lucenti che solo ad Aurora furono mai dedicate, ora vengono dedicate a Marcus. La vita di un uomo, quanto di più sacro. Sorride, Marcus, prima del suo eterno coma.

- Io non sono perfetto come Aurora, bada bene Kadas; non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a me e a mia sorella. Ma risorgerò dal limbo che mi attende se scoprirò che sarà stato un sacrificio inutile oltre che un sacrificio doloroso. Temi sempre il mio spettro, Kadas: se renderai la nostra morte vana, do la mia parola d’onore che verrò a cercarti. E non sospetteresti mai quanto sia potente la prima ed ultima parola d’onore di uomo, Kadas. Non sospetteresti mai come possa permettergli di risorgere dalla tomba del fato!

Con l’ultima fiamma che arde nel petto ancora vivida, il leone così si spegne. Le sue palpebre non si chiudono ma le sue iridi si spengono, come chi continua a guardare il cielo anche nell’incoscienza. Dignitoso e perfetto, il corpo di Marcus giace senza spirito ma sfida l’orizzonte, giace senza volontà ma sfida il destino, giace esanime ma sfida le intemperie. Un atto di forza che gli ha dato un’anima la quale latente giacerà dentro di lui, conservando il suo onore per sempre, anche nell’immobilità. E nessuno potrà mai vincerlo ancora. Nessuno potrà mai più umiliarlo. Lo sconfitto muore e diventa vincitore. Il vincitore vive e diventa sconfitto.
Dalla sconfitta si impara. Dall’amicizia si apprende. Non violerà le sue parole d’onore: non l’hai mai fatto Kadas Luthfelt e non lo farà ora. Non renderà effimera la sua esistenza, l’esistenza di Aurora, Marcus e Karula. Non l’ha mai fatto e non lo farà ora. La notte non calerà di nuovo, la notte non calerà mai più. Dopo il giorno c’è sempre la notte, dice il fato.

- No.

Dice Kadas. Non se il mondo smette di girare. Allora Kadas fermerà il mondo, Kadas fermerà il fato, Kadas realizzerà l’impossibile. Perché Kadas Luthfelt non ha mai reso vana una vita. Perché Kadas Luthfelt non ha mai violato una parola d’onore.
Rovine decadenti di una città transiente; squallore delicato di un tempo rovinato; regime piovoso, plumbeo e nimboso. Questa caduta si fermerà. Un uomo, un popolo, un mondo intero… rinascerà.


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